giovedì 25 luglio 2013

Modelli e maschere

Guardando la televisione rimango basito sul modello che viene mostrato ai nostri figli.

Concordo, è necessario dare un modello ad un bambino, un modello sociale che gli permette di interfacciarsi con il mondo e di integrarvisi senza subire impatti psicologici.

Dare un modello ad un bambino che è interamente basato sul giusto e sullo sbagliato?... mmm.
Wow, davvero.

Un modello deve essere rappresentato da una trasposizione con la realtà, un modello del genere cosa opera nella mente di un bambino? lo educa su come gira il mondo o gli chiude la mente?.
Un bambino non si fa molte domande, un bambino assorbe come una spugna.. da' per scontato che tutto quello che vede e fa sia "giusto".

Mi domando se insegnare ad un bambino in chiave di "giusto o sbagliato" sia una cosa corretta..lo trovo un approccio molto moralista.

Proviamo a vedere la cosa su un aspetto un po' più pratico, prendiamo l'atto del rubare.
Per un bambino che guarda i programmi televisivi o che riceve un' educazione moralista il ladro è visto come una persona "cattiva".
Certo, fa una cosa che non deve fare, ma questo lo rende una persona "cattiva".. al di la del motivo.

..Guidicare, il mettersi ad un livello superiore rispetto a qualcun altro.

E' come se mancassero le sfaccettature, il chiedersi perchè qualcuno fa una determinata cosa.

Seppure non sia giusto comportarsi così, non mi permetterei mai di giudicare un padre di famiglia che ruba perchè non arriva alla fine del mese.
Eppure questo lato delle cose non è mai mostrato ai bambini, li si vuole sempre tenere dentro la loro bella campana di vetro in un bel mondo di fiabe e favole.. dalla quale gli individui escono interfacciandosi con il prossimo con un'ottica idealizzata.
Il lavoro ideale, il partner ideale, la vita ideale, ecc ecc.

Mi sorge un interrogativo.

Cosa succede quando questi individui escono da queste belle cupole e si interfacciano con il mondo?. Soffrono.
Soffrono come dei matti.
Realizzano che per tutta l'infanzia sono stati presi in giro da una visione distorta del mondo.
Forse alcuni realizzano che alcuni traumi possono essere legati anche a questo.

Come si tende a reagire ad un trauma emotivo? in vari modi, fra cui l'indifferenza.

E se i modelli, in tutto il loro buon intento, finissero per condizionare la nostra mente inducendoci a ragionare solo ed esclusivamente per schemi mentali?.

Ancora tunnels e strumenti di controllo delle persone e del loro pensiero.

E' triste, perchè con queste persone si è quasi sempre obbligati a indossare una maschera.
Si ha sempre la sensazione di non parlare ad un individuo ma ad uno schema di comportamento.

Bene e male sono da sempre stati usati per proprio comodo.




mercoledì 24 luglio 2013

Luci e ombre: L'oggettività

Tempo addietro sono incappato in una citazione che mi ha colpito:
"essere oggettivi significa guardare le cose che succedono come sono e non come dovrebbero essere".

Negli ultimi anni, sempre più consciamente, ho collegato il concetto di oggettività al concetto di "perfezione".
Volendolo o meno mi sono trovato sempre più spesso a cercare di valutare le cose che mi accadono con un'ottica tendente sempre più all'oggettività e sempre meno al giudizio e alla moralità.

Questo è molto bello perchè consente di estraniarsi dal giudizio verso gli altri.
Ti permette di vedere tutti gli eventi considerati terribili come semplici "possibilità" e consente di interagire con gli altri su un livello di apertura mentale assolutamente incomparabile.

Non è tutto però.
Più una faccia della medaglia è grande e più è grande la faccia opposta: Più si è distaccati e più si deve indossare delle maschere per compiacere chi ci sta attorno.

Wow! E ora? sono costretto a realizzare che l'oggettività perfetta è l'esatto opposto dell'emotività.. e del legame emotivo.

E' davvero possibile godersi la vita così?
Una vita vissuta in questo modo è davvero "vissuta"?
Non sono forse le forti emozioni che ci fanno sentire vivi?. 

Essere completamente oggettivi non è possibile, come non è possibile essere completamente emotivi, seppure esistano casi da ambo le parti in cui ci si avvicina molto agli estremi.
Stiamo tutti in qualche punto in mezzo, sballottati da una parte e dall'altra.. nell'imprevedibilità delle reazioni.

sabato 20 luglio 2013

Elogio dell'errore

Nel giorno d'oggi l'errore viene demonizzato, a scuola com a lavoro.

Nelle scuole dell'obbligo il fine degli studenti non è quello di imparare.
Il fine degli studenti in questi sventurati ambienti è quello di sapere quello che permette loro di avere un buon voto, il fine è prendere un buon voto.

E se questo contribuisse all'enorme tempo necessario per capire veramente cosa ci interessa fare nella vita?
E se cambiando le cose questo grosso lasso di tempo fosse minore?.
Se fossimo più soddisfatti come studenti nel fare ciò?.

Come poter fare dunque?


Bella domanda, proprio una bella domanda.


Qualche idea in mente ce l'ho, vediamo se riesco a metterla su "carta":

1) Nei corsi universitari online di "Coursera" gli studenti correggono i compiti dei compagni. 

L'insegnante è solo un moderatore e risolve i dubbi nel processo.
In questo caso mettere due studenti nello stesso banco è utile.

2) Usare dei libri con dei capitoli non è conveniente.. gli argomenti devono partire da una domanda e dalla conversazione.

Al "come" ci si deve arrivare gradualmente, non deve essere un processo in stile "si fa così" e basta.
Lo scopo dell'insegnante non è quello di fare andare bene gli allievi nei compiti in classe in base a quello che è scritto nei testi scolastici.
Sono del pensiero che l'esistenza stessa delle "valutazioni" intese come voti sia molto sopravvalutata e induca una trasformazione degli studenti in pappagalli, se usate nel modo in cui si usano ora.
Sbagliare è la cosa migliore che possa capitare ad uno studente e l'insegnante deve valorizzare questi eventi e non reprimerli!!.

Mi chiedo.. se l'insegnante si limitasse a porre delle domande e ad aprire una discussione o dibattito non sarebbe più coinvolgente?.
In fin dei conti ragionare solo nei termini dettati da un libro e sapere a memoria una cosa letta su un libro.. e andare quindi bene in un compito.. beh non significa capirla.

Capirla significa intenderne le ramificazioni, significa che se si discute di una cosa analoga realizzi che puoi prendere quel concetto e metterlo in mezzo a quello che si sta dicendo per arricchirlo.

3) Con la crisi di oggi i giovani escono dalla scuola dell'obbligo in braghe di tela.

Bisogna dare delle responsabilità ai giovani, devono imparare ad autogestirsi sin dalle scuole medie, proprio come avviene nelle università.
Bisogna fare di tutti per avvertirli che ci sono molti studenti laureati che non trovano lavoro e l'unico modo è crescere continuamente e non fermarsi mai, è una sfida vera e propria.
La competizione sta aumentando proprio come nei paesi dell'est, dobbiamo essere pronti e non farci trovare impreparati.


4) Certuni insegnanti si fanno odiare dai propri studenti.. sarebbe anche ora che le cose cambiassero un pochetto.
Dare un'idea nuova e fare ragionare in modo differente uno studente può aprirgli nuovi orizzonti, ho perso il conto di quanti insegnanti hanno i loro pupilli preferiti e si arrendono nei confronti di coloro che sbagliano.

Lo ritengo un evento gravissimo.



   






giovedì 18 luglio 2013

Tunnels e Burattini

Non posso fare a meno di pensare a quanto sia facile essere manipolati al giorno d'oggi, da tutto.. da tutti.

E' talmente facile che non solo non ce ne rendiamo conto, ma manipoliamo gli altri nello stesso modo in cui gli altri manipolano noi.

Non penso sia questione di essere stupidi o intelligenti, spesso e volentieri lo facciamo in modo subdolo, ad esempio esprimendo una opinione e aspettandosi che gli altri ne tengano conto.

Mi è capitato di farlo proprio l'altro giorno.

Io penso questo: Interferire attivamente con la coscienza di una persona cambiandone la direzione in qualche modo, è una delle cose più gravi che potrei fare nei suoi confronti.
( es. "non pensare ad un pappagallo rosa... a cosa stai pensando?" )

In passato, da qualche parte ho sentito una cosa che mi ha fatto riflettere: "il tuo margine di manovra sei sempre e comunque tu, fare altrimenti comporta influenzare direttamente qualcuno".

"E' un suo diritto" pensai io.

Esiste però un'altro risvolto che ha a che fare con la manipolazione, e se l'influenzare il pensiero altrui è la terra, il chiudersi in un tunnel è il cielo.

Definisco "chiudersi in un tunnel" quando prendi una posizione/opinione fissa e immutabile.
A questo punto, qualsiasi cosa ti venga detto, che senti, che vedi, sai già che non cambierai a prescindere la tua posizione, come se fosse una verità assoluta.

Questa caratteristica è facilmente riconoscibile e le persone che dimostrano tale tratto lo sono altrettanto.
Durante una conversazione vengono cercate sempre e solo le posizioni favorevoli e quasi sempre le informazioni che si accetta vengono dallo stesso tunnel. 

Mi ricorda quando, per un breve periodo, fui vegetariano convinto.
Al di la del sano o non sano, del giusto o non giusto, mi sono comportato esattamente allo stesso modo.
Mi sono schierato con quella linea di pensiero, facevo il sordo verso tutto quello che non corrispondesse alla linea che perseguivo.. o più semplicemente verso quello che non volevo leggere.
Vedevo un qualcosa che metteva in discussione il mio pensiero?.. Cercavo qualsiasi prova, anche senza senso pur di dimostrare il contrario.

Perchè?
 
E se essere oggettivi significasse guardare al di fuori del tunnel, in modo imparziale?.
Ci si deve mettere in discussione, continuamente, in un processo di adattamento costante.

Lo penso perchè tempo fa mi hanno detto "non avendo punti fermi, punti fissi, la tua vita non può reggere".

Significa che per vivere in questa società devo per forza farmi un tunnel mentale?.

La cosa più terrificante dopo quello che ho scritto: e se per sovravvivere me lo fossi già fatto? se lo stessi facendo anche in questo momento? E' un qualcosa che può davvero essere controllato o pura utopia?.


 







mercoledì 17 luglio 2013

Priorità e importanza

Ci integriamo nel mondo che ci circonda ragionando per priorità.


Ad ogni evento, ad ogni incontro, ad ogni parola pronunciata.. noi rivalutiamo continuamente queste priorità.
La prova più lampante di questa rivalutazione è la rabbia.

Per quale motivo un sentimento impulsivo come la rabbia dovrebbe rientrare in questo argomento?.

Non ci si arrabbia per qualcosa che non è importante.. quando ci si arrabbia si alza il livello di importanza che noi attribuiamo a qualcosa.. o a qualcuno.

Penso che questa non sia una scelta consapevole.. non ci rendiamo conto di questa "ridistribuzione".. ridistribuzione che non solo ci stanca ma ci impegna in cose che non ci interessano realmente.

Mi domando, cosa succederebbe se facessimo caso a questi cambiamenti? Finiremmo per conoscere meglio noi stessi? In che modo la coscienza di questo può avvantaggiare le nostre vere priorità? Ci porterebbe tutto questo a diventare persone più obbiettive?.

Prima ho scritto la parola "importante", non è stato un caso scriverlo proprio in questo contesto.
Sono convinto che l'importanza sia l'ombra della priorità, se una cosa perde importanza perde anche la presa che ha su di noi.

Concordo con la teoria del "Transurfing" quando si asserisce che noi "alimentiamo" con la nostra attenzione.
Nel momento in cui smettiamo di dare importanza ad una cosa che ci infastidisce, essa non gode più della nostra attenzione.. ed è lasciata a se stessa.
Al contrario più diamo importanza ad una cosa che ci infastidisce e più infastiditi rimarremo e più a lungo ne saremo tormentati.


Arthur Bloch, sei un genio.


martedì 16 luglio 2013

Apprendimento e istruzione

Al giorno d'oggi il sapere è certificato, se non è certificato il sapere non ha importanza.

Vuoi imparare una nuova lingua? "devi andare ad un corso".
Vuoi studiare chimica? "non hai fatto l'università, mi spiace".
Vuoi imparare a modellare in tridimensionale? "non ho soldi per fare un corso, non imparerò mai".

"Se non fai un corso, se non impari le cose con qualcuno che ne sa più di te, non sai nulla.
E' meglio che aspetti finchè non te li puoi permettere o hai il tempo per farlo."


Wow.

Facciamo un passo in avanti e diamo un occhio all'interno..

La scuola, le materie di studio, le priorità... vengono tutte gestite come ai primi tempi in cui vennero fondati i primi circoli di studio.
Diamo uno sguardo alle materie... italiano, matematica, fisica.. è ovvio che ci sono alcune materie che vengono considerate "più importanti".
Da dove viene questa prerogativa? Il mondo di un tempo e le priorità di un tempo.. equivalgono alle priorità di oggi?.
Una persona che ha priorità diverse, imparerà le cose allo stesso modo? Questo sistema è equo verso tutti gli studenti? anche verso coloro le cui potenzialità inboccano cammini differenti?.

La domanda che mi pongo è la seguente.
"in un mondo in cui l'istruzione viene gestita anche con 20+ persone per classe e in cui l'importanza di un titolo sta diventando sempre più relativa.. vale davvero la pena limitarsi al titolo di studio?".

E' interessante.

Prima erano pochi quelli che accedevano all'università.
Ora che la maggior parte delle persone vi ha accesso ha davvero così tanto senso farvi affidamento per essere "definiti" sopra la norma e avere più probabilità di trovare lavoro?.

Naah, questa è la nuova "norma" di adesso, la chiamo "inflazione scolastica".

E quelli che hanno la scuola superiore o la scuola media? che speranza hanno di sopravvivere in futuro?.

Io penso questo: una abilità è una abilità, punto e basta, non importa dove la apprendi, tranne poche e rare eccezioni (medicina, chirurgia ecc. ecc.).
A fare la differenza forse è dove affini questa abilità, dove la perfezioni.. ma possedere una abilità non è un diritto riservato per chi va a scuola, è falso ed è uno schema mentale che taglia le gambe a tutti noi.
Concordo con quello che scrive l'autore di un libro interessante, tale Josh Kaufman, a proposito dell'imparare: Il limite non è mentale, è emotivo, non crediamo che questo sia possibile! abbiamo paura di ridicolizzarci di fronte agli altri e ci blocchiamo.
In realtà la curva di miglioramento iniziale, quando si pratica una cosa nuova, è talmente ripida da lasciarci increduli anche dopo poche ore.
Secondo l'autore menzionato sopra, questo avviene soprattutto durante le prime 20 ore, lasso di tempo durante il quale si può portare qualsiasi abilità ad un livello medio.
Noi possiamo fare quello che vogliamo, oltre a quello è solo il talento a fare la differenza fra la maestria e l'eccellenza.

Internet rappresenta la risposta crescente alla sete di conoscenza dei giovani di oggi e fornisce strumenti e teoria in misura molto maggiore rispetto alle aspettative della maggioranza di noi.
La neuroplasticità ci dice una cosa molto diretta: siamo fatti per specializzarci nel fare bene un qualcosa di altamente specifico.

Un muratore si ricorderà mai le derivate studiate a scuola?.












Introduzione


Ciao a tutti.. signori e signore, giovani, ragazzi, anziani.. e chiunque abbia un cervello per ragionare.
Questo blog narra riflessioni quotidiane, non è un blog per persone chiuse di mente e si prefigge un solo obiettivo: darvi una visione alternativa delle cose che ci accadono tutti i giorni.

Come lo faccio? ragionando sul quotidiano, cose concrete, fatti che ci capitano continuamente... alcuni dei quali consideriamo, altri che invece tralasciamo.

Il margine di manovra che ho è molto stretto, ha a che fare interamente con il mio modo di pensare e non direttamente con voi, e ho fatto questa scelta perchè ha molto a che vedere coi vostri diritti di esseri pensanti.
Non è mia intenzione convincere nessuno ed è vostro diritto non farvi convincere dalle semplici parole, è vostro diritto ragionare fuori dal tunnel dei pensieri altrui usando il vostro buon senso come lente a contatto.. come filtro.

Scriverò spesso.. non tutti i giorni... ma spesso.

Perchè scrivo questo blog? perchè cerco qualcosa che non troverò mai.. ma mi piace ugualmente cercare quel qualcosa.
Mi ritengo una persona singolare, mi piace ricercare l'oggettività e il fare del mio meglio per vedere le cose come sono, e non per come dovrebbero essere.

Questo ha due facce, come tutte le cose.

Come tutti, a volte ci riesco... e a volte no, per questo si tratta di un percorso di ricerca, una ricerca basata su tutto e sul niente.

Benvenuti.