mercoledì 18 gennaio 2017

Problemi e Patate Fritte

A Luglio del 2015 avevo scritto un post riguardo alla mia visione dei problemi.

In quel post avevo parlato del ruolo delle persone coinvolte in un problema.
Ero giunto alla conclusione che se non sei parte della soluzione sei parte del problema.

Ho riflettuto su quanto ho scritto, ed esprimo il desiderio di cambiare ulteriormente prospettiva.
Per farlo vorrei addentrarmi nella natura stessa della parola "problema".

Cercando il significato della parola "problema", su google trovo la seguente descrizione:

"Difficoltà che richiede un adattamento o un comportamento particolare, o di cui si impone il superamento: ha problemi ad esprimersi, a camminare, a correre; ognuno ha i suoi p.; è un p. serio; com. : non ci sono p., per rassicurare altri a proposito di situazione che non presenta difficoltà particolari e per cui non c'è da preoccuparsi."

La descrizione sopra mi soddisfa ma non completamente.
E' necessario prendere atto di un altro aspetto.
Ho la percezione che la parola "problema" sia ormai diventata una parola abusata.

Il risultato è che spesso si finisce per parlare di "problema" quando non è necessario.
In altre parole, capita spesso di trasformare gli ostacoli in problemi.

Vorrei provare ad affiancare una seconda descrizione a quella scritta sopra:

"Interpretazione di una determinata situazione, che genera nell'essere umano un senso di difficoltà o la percezione di un attacco personale."

Non parlo dei problemi veri e propri come la disabilità, le malattie o la fame nel mondo, non voglio generalizzare.

Vedo la parola "problema" come un approccio inefficiente, privo di senso costruttivo.
Una interpretazione che ci impedisce di vivere serenamente le sfide che continuamente decorano, come un contorno di patate fritte, le nostre vite.

Vorrei provare a cambiare il modo in cui interpreto gli ostacoli più banali che incontro.

Mio figlio piange? è un bisogno, non un problema.
La mia partner si è dimenticata di pulire il bagno? non è un problema, ci si accorda e si rimedia.
Un tuo collega ha sbagliato mentre lavorava? Bisogna rivedere il piano di formazione, no problem!.
Ti cade il caffè sulla camicia? non è un problema, vediamo cosa si può fare perché si veda meno.

Cogliete la differenza?.
Non si perde tempo a valorizzare il lato negativo della situazione, ci si concentra sulla soluzione della difficoltà.
Oggettivamente, che valore aggiunto ha riprendere o sgridare qualcuno?.

Non fraintendetemi.
Non sono un patito del buonismo, e nemmeno dei para-occhi.
Non parlo per estremi.

Come ho detto prima, ci sono i problemi e ci sono quelle situazioni che trasformiamo in problemi.

Vorrei che prendeste coscienza di quanto è facile fermarsi davanti ad un ostacolo dicendo "ho un problema".

La parola "problema" è di per sé un termine non costruttivo e non propositivo.

Prendendo atto di questo, usare questa parola con cognizione di causa può trasformare la percezione del problema in qualcosa di diverso.

Non è quello che guardi ma quello che vedi.